Da tempo mi ero messa in testa che volevo preparare a casa i grissini e ho scelto una ricetta facile per iniziare. Sapevate che i grissini sono torinesi?
La storia del grissino è importante nella vicenda del pane, sembra che nel 1668 Antonio Brunero, fornaio piemontese fosse stato invitato dal dottor Pecchio di Lanzo, medico curante di Vittorio Amedeo II di Savoia, che allora aveva due anni, a fabbricare un tipo di pane leggero e facile da digerire.
Il piccolo duca di Savoia futuro Re di Sicilia e Sardegna, era delicato di stomaco. Il fornaio pensò di modificare la ghersa, il pane tradizionale dell’epoca, tirandola ed assottigliandola per ridurla ad un bastoncino con pochissima mollica e la crosta croccante, ben cotto ma con pochissima acqua. Fra i grandi estimatori del grissino torinese, non si può non citare Napoleone Bonaparte, il quale creò, all’inizio del XIX secolo un servizio di corriera fra Torino e Parigi prevalentemente dedicato al trasporto di quelli che egli chiamava les petites batons de Turin.
Tempo di preparazione: 40 minuti
Quantità: circa 20 grissini
Ingredienti:
15 g di lievito di birra
1 cucchiaino raso di zucchero
2 dl di acqua tiepida
450 g di farina di grano tenero tipo 00
1 cucchiaino di sale
sale grosso come decorazione
Preparazione:
Sciogliete il lievito nell’acqua tiepida insieme allo zucchero. Versate la farina in una terrina e aggiungete tutti gli ingredienti e lavorate bene il composto fino ad ottenere una pasta liscia e omogeneo, fatevi aiutare con la macchina del pane. Lasciate lievitare sotto un canovaccio pulito per 1 ora e mezzo. Dopo la lievitazione rovesciate l’impasto sul tavolo infarinato e lavoratelo ancora per due minuti.
Dividetelo in porzioni grandi quanto un uovo e da ognuno ricavate dei rotolini dello spessore di un mignolo.
Infarinate i grissini e via via adagiateli, ben dritti, su 2 placche rivestite di carta da forno e lasciate lievitare per 1 ora.
Spennelate con il latte la superficie e spargete il sale grosso.
Fate cuocere in forno a 220°C per 4-5 minuti. I grissini devono risultare ben dorati ma non troppo scuri.
Fateli raffreddare prima di staccarli dalle placche.
Ma che bel cesto di bontà!
Interessante anche la storia…. sempre bello andare alle radici di ciò che mangiamo!
brava!
Grazie Terry, sei troppo carina:))